Review Party: Il delitto della montagna di Chicca Maralfa

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In occasione del review party oggi parliamo de “Il delitto della montagna” di Chicca Maralfa, edito da Newton Compton Editori.

Data di uscita: 26 Gennaio

Acquistalo subito: Il delitto della montagna

Editore: Newton Compton Editori
Genere: Giallo
Pagine: 288
Prezzo: € 12,90 (cartaceo) | € 5,99 (e-book)

Due anni dopo il trasferimento ad Asiago, dove comanda la locale stazione dei carabinieri, il luogotenente barese Gaetano Ravidà comincia ad abituarsi alla sua nuova vita. Sull’altopiano vicentino, teatro delle più sanguinose battaglie della Grande Guerra e funestato di recente dalla tempesta Vaia, è alle prese con reati ambientali: un paio di cave di marmo, dismesse da tempo, vengono utilizzate come deposito illegale.
Proprio fra quelle pareti di roccia, Ravidà e i suoi uomini trovano, oltre ai rifiuti pericolosi, il cadavere mummificato di un uomo. Mentre si cerca di risalire all’identità della vittima, altre due persone muoiono in circostanze misteriose e apparentemente scollegate tra loro, gettando la piccola comunità nello sgomento.
Grazie alle testimonianze, incrociando varie fonti e indagando senza sosta, Ravidà e i suoi collaboratori cominciano a sospettare legami e connessioni tra le vittime e i pericolosi tentacoli della mala del Brenta. Durante i giorni della merla, con il paesaggio ammantato di neve, il luogotenente e la sua squadra dovranno riuscire a superare la coltre di apparente calma e silenzio nel periodo più freddo dell’anno per trovare in fretta la verità.

Gennaio volge al termine, lasciando dietro di sé un’ondata di gelo e fagocitando la timida vita che tenta di avere la meglio sul freddo. Questa è la cornice che inquadra un panorama suggestivo sottomesso dalla neve, descritto abilmente dalla penna di Chicca Maralfa. Nel suo “Il delitto della montagna” mette alla prova il suo luogotenente Gaetano Ravidà con un’indagine difficile in un ambiente ostile, dal quale gli orrori della guerra continuano ad emergere anche a distanza di anni.

Questa è la seconda indagine che vede infatti protagonista Gaetano Ravidà, il luogotenente proveniente da Bari e trasferitosi ad Asiago, una dimensione completamente diversa dalla sua dove sono ancora evidenti gli strascichi che ha lasciato la Grande Guerra. Sembra quasi un dipinto quello descritto dalla Maralfa, un paesaggio candido dove persino il silenzio grava sulle spalle di chi popola la vicina cittadina.

Dentro la Cava del Diavolo viene rinvenuto un cadavere mummificato di un uomo dall’identità sconosciuta, un John Doe a cui nessuno ha mai dato la giusta importanza, un volto senza nome che non aspettava altro di uscire da un buco dimenticato persino da Dio. Tornando alla luce questo cadavere porta con sé innumerevoli misteri: la ricerca della sua identità e del colpevole che ha messo fine alla sua esistenza. Indagare su questi due aspetti è la priorità di Ravidà, che per farlo deve inoltrarsi in territori mai esplorati, aprire ferite vecchie e ricucite che ora tornano a sanguinare una volta scoperta l’identità del cadavere.

Una scomparsa mai denunciata è solo la punta dell’iceberg, infatti, quando finalmente riesce a dare un nome a John Doe, i resti carbonizzati di un altro cadavere, quello di Checco Piovan, si mischiano ai tasselli del puzzle che il tenente stava ricostruendo, poco a poco ogni tessera prende posto nel grande quadro che si cela dietro alla cava del Diavolo. Dalla scomparsa di John Doe sono passati ben cinque anni, persino la sua famiglia si è dimenticata di lui, come se non fosse mai esistito, una stella cometa che non lascia tracce dopo il suo passaggio. Ma cosa lega questi due delitti che sembrano uno l’opposto dell’altro? Da una parte il cadavere congelato di un uomo dato per disperso e dall’altra il cadavere carbonizzato di Piovan.

Poco per volta però la valle di Asiago comincia a sputare fuori altri cadaveri, quasi come se fosse arrivato il momento di riportarli alla luce, come se la natura stessa chiedesse giustizia.
Il legame che che accomuna tutte queste morti è un filo rosso come il sangue che si intreccia a tutte le loro vite, il gioco d’azzardo che come un cappio si stringe attorno al collo di tutte le vittime, un silenzioso mietitore ammaliante e mortale, come ogni vizio.

 

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Le vicende narrate sono riportate con uno stile raffinato e coinvolgente, come un caldo abbraccio in una fredda domenica d’inverno, un modo peculiare di raccontare un’indagine che scava a fondo nel cuore dei protagonisti e allo stesso modo in quello del lettore, legando a doppio filo la curiosità di scoprire poco a poco i pezzi di questo nebbioso mosaico e le vite dei cadaveri che riaffiorano ad Asiago. Sarà che in questo momento sono particolarmente presa dalla nuova stagione di True Detective, ma trovarmi a seguire un caso in ambienti così ostili e allo stesso tempo così affascinanti ha trasformato le parole di Chicca Maralfa in pura poesia, immagini nitide di una natura ostile che cerca di fare da cornice alla malvagità umana, di raccontare i pericoli che derivano dal gioco d’azzardo e dalle dipendenze in generale, un circolo di morte e rimpianti tanto autodistruttivo da portare anche i più forti sul fondo del baratro.

Questa sarà anche la seconda indagine di Ravidà, ma è quella che mi ha spinta a cercare di recuperare anche la prima, un racconto così immersivo da lasciarmi quella voglia di averne un altro po’, di andare a cercare ancora un pretesto per accompagnare questo investigatore nelle sue indagini. Per quanto crude e violente, le sue avventure mi hanno lasciato un segno che difficilmente riuscirò ad ignorare, assolutamente consigliato a tutti gli amanti dei gialli e dei thriller.

“Il delitto della montagna” è un’indagine a tutto campo, un’immersione nella natura più aspra che ci aiuta a riportare a galla i più bassi e pericolosi istinti dell’uomo, una sfida che solo un animo temprato può sostenere e affrontare.

«Monica, Agnese, quasi che quei due nomi lo facessero sentire meno smarrito nel buio della notte. Un buio che qualche tempo non era mai immobile, ma inaspettatamente popolato di immagini».

 

 

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Newton Compton per la copia omaggio.

 

 

 

May the Force be with you!
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